lunedì 19 dicembre 2011

Telc, piccola cittadina suggestiva nel sud della Repubblica Ceca

Si chiama Telc, si dovrebbe scrivere Telč, per essere corretti, ed è una suggestiva cittadina della regione meridionale della Repubblica Ceca. Si deve trattare di una cittadina effettivamente da visitare se è vero che, a fronte di una popolazione di circa 6.000 abitanti, ogni anno è interessata da un flusso turistico di circa 200.000 persone. Cosa rende Telc una cittadina cosi attraente? La sua piazza principale, con le case colorate che la circondano, tutte più o meno delle stesse dimensioni e con la stessa struttura, ma con dei motivi decorativi sulla facciata unici e originali per ogni casa; queste case rappresentanto una delle testimonianze più vive di ciò che fu Telc nei suo primi decenni di vita, e furono costruite inizialmente con stile gotico, ma poi furono modificate con un impronta rinascimentale e barocca; il suo castello rinascimentale, risalente al XVII secolo, circondato da un bel parco e giardino inglese, e con all'interno un museo con una collezione etnografica e il racconto della storia della città, una collezione di opere del pittore Jan Zrzavý, e tanti interessanti oggetti d'arredo in cui è possibile riscontrare anche l'influsso della tradizione artistica e artigianale dell'Italia settentrionale in ques'area d'Europa; la sua fortezza, chiamata la Torre bianca, che, dai suoi circa 50 metri d'altezza offre una visione panoramica su tutta la cittadina ceca; la sua atmosfera tranquilla e rilassante, dovuta anche probabilmente alla presenza dell'acqua, nei piccoli laghetti che circondano la cittadina. Per chi volesse visitare Telc, la cittadina è facilmente raggiungibile in auto, essendo essa situata a solo una trentina di km dall'autostrada Praga-Brno; i due ingressi principali da cui si consiglia di entrare nella città sono le due porte storiche della citàà, una più piccola, chiamata Košer, e un'altra più grande, con due torri collegate da un ponte, originariamente di legno e oggi di pietra. Per chi volesse iniziare a farsi un'idea di quello che si può vedere a Telc, questi sono alcuni video relativi alla cittadina della Repubblica Ceca.

lunedì 12 dicembre 2011

Jeita Grotto, bellezza sotterranea del Libano

Le grotte di Jeita, chiamate Jeita Grotto, si trovano a una ventina di km a nord di Beirut, nella valle di Nahr al-Kalb, e sono un sistema sotterraneo costituito da due lunghe grotte carsiche calcaree collegate tra loro, una superiore e l'altra inferiore; la grotta superiore si snoda per poco più di 2 km, di cui solo 750 metri circa possono essere visitati, attraverso un camminatoio situato nella grotta; la grotta inferiore invece è più lunga, si estende per una lunghezza totale di poco più di 6 km, ma di questi solo 500 metri possono essere visitati, su una barca che percorre parte del canale d'acqua che scorre lungo la grotta; la grotta inferiore scorre circa una sessantina di metri sotto la grotta superiore e pare che le sorgenti che diano luogo al canale d'acqua che vi si trova all'interno siano usate per dissetare milioni di libanesi in tutto il Paese. In entrambi le grotte di Jeita è possibile ammirare innumerevoli stalattiti, stalagmiti e altre formazioni calcaree dalle forme più disparate, e passaggi bassi e angusti si alternano a anfratti e spazi più larghi e più alti, che vanno a formare delle vere e proprie camere sotterranee; in particolare, nella grotta superiore si possono visitare 3 grandi camere sotterranee, di cui la più grande ha un'altezza di 120 metri, mentre in quella chiamata camera bianca è possibile ammirare quella che sembra essere la stalattite più lunga al mondo, con i suoi 8,2 metri. Per chi volesse visitare Jeita Grotto, su questo sito è possibile acquisire informazioni utili, oltre che guardare alcuni degli scenari e delle formazioni calcaree che si possono ammirare nelle grotte, mentre qui si possono vedere dei video girati nelle grotte.

lunedì 5 dicembre 2011

Il cuju, antico sport cinese

Letteralmente significa "colpire la palla con i piedi"; stiamo parlando del cuju, un antico sport cinese in cui infatti i giocatori dovevano raggiungere degli obiettivi giocando la palla con i piedi, anche se sembra che fosse permesso colpire la palla anche con altri parti del corpo, escluse le mani. Quali erano le regole e gli obiettivi del cuju? Mah, a quanto pare essi potevano essere diversi e sono anche cambiati con il passare dei secoli. C'era una forma di cuju, chiamata zhu qiu, che consisteva in una partita tra 2 squadre, ciascuna composta da 12-16 giocatori, che dovevano cercare di buttare la palla in delle buche situate in fondo al campo degli avversari, superando la difesa degli avversari. Un'altra forma di cuju, chiamata invece bai da, aveva come obiettivo non tanto il buttare la palla nelle buche degli avversari, ma nell'effettuare dei tiri che riuscissero a raggiungere gli avversari, che non fossero nè troppo lunghi, nè troppo corti; in questa seconda versione, il punteggio del cuju non era basato sui goal effettuati ma sui punti che si accumulavano grazie alla qualità dei propri tiri. Ma nella storia del cuju, la versione zhu qiu, che sembra essere quella più antica, sembra abbia avuto una sua particolare evoluzione, che portò, prima, alla sostituzione delle buche situate su ciascuno dei due lati terminali del campo, con un unico buco situato in mezzo a una rete posta in verticale, come se fosse una rete di pallavolo bucata, e, poi, alla sostituzione delle due reti situate alle due estremità del campo con un'unica rete posta in mezzo al campo, con un buco in mezzo, e i giocatori delle due squadre dovevano far passare la palla per quel buco mandandola cosi verso il campo avverso. Curiosa la storia di questo sport cinese. Qualcuno dice che esso sia nato durante il regno dell'Imperatore giallo, a cavallo tra il XXVII e il XXVI secolo a.C., e sembra che in origine esso costituisse un allenamento fisico per i militari dell'impero; altri dicono che il cuju sia nato un po' più tardi, durante il periodo chiamato in inglese "Warring States Period", tra il V e il III secolo a.C.; in questo periodo sembra che il cuju venisse praticato non solo dai militari, ma anche dai civili. Durante il periodo della dinastia Han, tra il III secolo a.C. e il III secolo d.C. il cuju si diffuse a corte, dove veniva praticato nella forma del zhu qiu con 6 buche sui due lati estremi del campo; sembra che fu in questo periodo che nacquero veri e propri campi di cuju, i cosidetti ju chang, circondati da mura. Successivamente, durante la dinastia Tang, dal VII al X secolo d.C. cambiò la palla con cui si giocava il cuju, che fino a quel periodo era stata fatta di pelle ripiena di piume; sotto la dinastia Tang si diffuse invece per la prima volta una palla gonfiata ad aria con due strati di pelle. Inoltre, sempre durante questo periodo, sembra che la pratica del cuju uscì dalle mura di corte e si diffuse anche tra i giovani studenti, gli intellettuali e le donne. Ma il massimo della diffusione del cuju la si ebbe durante la dinastia Song, tra il X e il XIII secolo d.C., quando questo sport divenne uno sport popolare, si strutturò in organizzazioni che riunivano i giocatori di cuju e dove si iniziò a fare la distinzione tra giocatori di cuju professionisti, che erano iscritti alle organizzazioni riconosciute e che percepivano uno stipendio, pagato anche con i soldi che gli stessi giocatori dovevano dare per entrare nelle organizzazioni, e gli altri giocatori amatoriali. Una volta raggiunto l'apice della sua popolarità, il cuju iniziò il processo di declino sotto la dinastia Ming, tra il XIV e il XVII secolo d.C., durante la quale arrivò praticamente a scomparire come sport nazionale. Questa la storia, la nascita e il declino del cuju. Per avere un'idea di come si giocasse questo sport, è possibile vedere alcuni di questi video.

lunedì 28 novembre 2011

Il kemari, antico sport giapponese

Si chiama kemari, ed un antico sport giapponese che iniziò a diffondere nel paese del Sol Levante durante un periodo che nella storia del Giappone viene chiamato Asuka, nel VII secolo d.C., anche se poi si affermò come sport popolare solo nel periodo successivo della storia giapponese, cosiddetto Heian, che va dall'VIII al XII secolo d.C.; ancora più avanti nel tempo, verso il XIII secolo, sono arrivate le regole scritte del gioco. Pare che il kemari derivi, o comunque sia stato influenzato da un sport simile cinese chiamato cuju, e ancora oggi il kemari viene praticato durante alcune feste popolari presso i templi shintoisti. Come si gioca al kemari? I giocatori, chiamati mariashi, si dispongono più o meno in cerchio, su un campo di circa 6-7 metri quadrati, vestiti con abiti tradizionali risalenti al periodo Asuka, e si passano al volo una palla fatta di pelle di daino, chiamata mari, con i piedi; lo scopo del gioco è quello di continuare a passarsi la palla senza farla cadere per terra; non ci sono quindi né vinti né vincitori alla fine della cosiddetta "partita", ma si gioca solo con il fine di prolungare questo palleggio più a lungo possibile. Oltre che con i piedi e con altre parti delle gambe, la palla può essere presa anche con la schiena, e, pare in casi eccezionali, anche con i gomiti. Chi volesse vedere una partita di kemari, può guardare questo video.

lunedì 21 novembre 2011

Il palazzo imperiale di Kyoto e i suoi giardini

Kyoto fu la capitale del Giappone in epoca imperiale, dal 794 al 1867 d.C. Per questo non è strano che questa città abbia il suo palazzo imperiale, centro dell'antica capitale. Il palazzo imperiale di Kyoto, chiamato Tsuchimikado-Higashinotoin-dono, in realtà originariamente era stato pensato, e costruito, come residenza temporanea, "di riserva", per la famiglia dell'imperatore, in occasione della distruzione del palazzo imperiale principale dovuta ad un incendio. Ma alla fine questo palazzo rimase la residenza principale dell'imperatore e della sua corte. Un elemento caratteristico del palazzo imperiale di Kyoto sono sicuramente i suoi giardini, che, da quando la capitale del paese del sol levante è diventata Tokyo, sono stati trasformati in un parco pubblico a ingresso gratuito; originariamente, dove ora sorgono i giardini, sorgevano gli edifici di un quartiere dove vivevano le famiglie nobili della capitale, che furono tutti rasi al suolo per costruire il parco del palazzo imperiale, che ospita giardini grandissimi e circa 9.000 alberi. Un parco molto grande quindi, che non a caso si colloca all'interno di una residenza imperiale dalle dimensioni notevoli, se si pensa che tutta l'area da essa occupata è di circa 110.000 metri quadrati. Il palazzo imperiale di Kyoto ha ben 6 cancelli, uno riservato all'imperatore, e gli altri 5 riservati a categorie di persone diverse, uno per ogni categoria: c'era il cancello per i bambini della famiglia imperiale, il cancello per i parenti dell'imperatore e gli altri nobili, e cosi via. Tra gli edifici che si possono visitare nel palazzo imperiale di Kyoto, forse il più importante è quello di Shishin-den, all'interno del quale si svolgevano le cerimonie principali; questo palazzo ha la particolarità di avere il tetto costituito da strati di corteccia di cipresso rivestiti di paglia, secondo uno stile architettonico tipico chiamato Shinden. Altro edificio importante del palazzo imperiale di Kyoto è quello chiamato Kogosho, che veniva utilizzato per le cerimonie dei principi ereditari; questo palazzo ha un'importanza storica significativa perché si dice che in esso si decise di dare il via al Rinnovamento Meiji, il 9 novembre 1867, che significò per il Giappone di allora una profonda trasformazione nella struttura sociale e politica del Paese. Tra gli altri spazi presenti nel palazzo imperiale di Kyoto, ce ne sono anche di curiosi, come il campo per il kemari, un antico sport giapponese praticato a cavallo del I millennio d.C. Per iniziare a vedere qualcosa di più del palazzo imperiale dell'ex capitale di Giappone, qui si possono vedere alcuni video girati lì, mentre su questa pagina si possono vedere alcune foto e raccogliere altre informazioni interessanti su questo luogo; per visitare il palazzo dal vivo invece, è necessario ottenere un permesso speciale dall'Imperiale Household Agency, situata vicino al palazzo; la richiesta del permesso pare possa essere fatta anche online a partire da questa pagina del sito dell'agenzia.

lunedì 14 novembre 2011

L'isola di Komodo, bellezza naturale dell'Indonesia

Komodo è una piccola isola dell'Indonesia facente parte delle Piccole Isole della Sonda e situata nel Mar di Flores; la sua superificie è di circa 400 km quadrati, essendo lunga circa 30 km e avendo una larghezza massima di circa 16 km. Cosa fa di questa piccola isola un piccolo gioiello? Innanzitutto il suo mare e i suoi fondali, poi le barriere coralline che si trovano al largo dell'isola, che ogni anno richiamano qui numerosi appassionati di immersioni, poi le sue spiagge, poi ancora il suo paesaggio e la sua vegetazione, costituita da quel che rimane dell'originaria foresta equatoriale, da palme e da boscaglia; non a caso l'isola di Komodo fa parte di un parco nazionale, il Komodo National Park appunto. Ma poi, ciò che fa di Komodo una destinazione originale è anche un residente un po' particolare, un varano per la precisione, che prende il suo nome dal nome dell'isola e che per questo è chiamato il Varano di Komodo; questo animale sembra essere tra le lucertole più grandi al mondo e si può vedere solo qui, nell'isola di Komodo; tra l'altro esso è stato scoperto relativamente di recente, solo un secolo fa, nel 1910, quando fu avvistato da alcuni marinai olandesi che furono colpiti dalle dimensioni di queste creature, che, secondo i loro racconti, arrivavano anche a essere lunghe fino a 7 metri; in realtà gli studi che furono fatti in seguito su questi animali portatono alla scoperta, pare, solo di varani della lunghezza di di 2 o 3 metri, una dimensione comunque considerevole; e dal 1915 il Varano di Komodo è specie protetta. Oltre a questo lucertolone, sull'isola è possibile incontrare e vedere anche altri animali un po' particolari, come i bufali d'acqua e i maiali selvatici, oltre ad animali più noti come cervi e uccelli vari. Insomma non sono pochi i motivi per andare a visitare questa piccola isola dell'Indonesia; per chi volesse iniziare a vedere cosa si può trovare a Komodo, qui si possono vedere alcuni video girati lì.

lunedì 7 novembre 2011

La foresta laurissilva di Madeira

Forse non tutti sanno che nel bacino del Mediterraneo, tanti, ma tanti anni fa, fino all'era geologica del Pliocene, che va da circa 5, 5 milioni di anni fa a circa 2,5 milioni di anni fa, il bacino del Mediterraneo era ricoperto da ampie e rigogliose foreste subtropicali. Poi, quando il clima divenne meno umido e più secco, il Mediterraneo cominciò a ritirarsi e alle foreste subtropicali subentrò una vegetazione più adatta a vivere in un clima più secco. Ma parte di quelle foreste cosi antiche è sopravvissuta ed è arrivata fino a noi. E' la foresta di lauri che occupa una parte del territorio delle isole Canarie, Azzorre e Madeira. La maggior parte di questa foresta sempreverde ora si trova nell'isola di Madeira, in Portogallo, dove ricopre ampie zone, di altitudine compresa tra i 300 e i 1.400 metri, e per una superficie totale di circa 150 km quadrati. Piatto forte della foresta laurissilva di Madeira sono, come dice il nome stesso, i suoi lauri, di cui il 90% sono endemici, in questa foresta si possono trovare lauri secolari, molto vecchi, e sembra che ben il 90% di tutti i lauri presenti nella foresta siano endemici. Poi si possono trovare anche diverse specie di piante laureacee e un ricco sottobosco costituito prevalentemente da crittogame e piante erbacee. Ma oltre alla ricca varietà della vegetazione, la foresta laurissilva di Madeira ospita anche un'ampia gamma di specie animali, soprattutto invertebrati, uccelli e pipistrelli, con specie endemiche tipiche, come il piccione Laurel di Madeira. Per iniziare a capire meglio cosa si può trovare nella foresta laurissilva di Madeira, è possibile guardare alcuni di questi video girati lì.

lunedì 31 ottobre 2011

La Skyline Drive nello Shenandoah National Park

Lo Shenandoah National Park è un parco nazionale statunitense che si trova nello stato americano della Virginia, a poche ore dalla capitale Washington. Uno dei modi migliori per godere dell'atmosfera e dei colori di questo parco nazionale è quello di percorrere la Skyline Drive, una strada lunga circa 170 km che percorre tutto il parco, in mezzo alle Blu Ridge Mountains; lunghi tratti di strada sono addirittura sul crinale di queste montagne, cosi da permettere ai visitatori che percorrono la strada di poter ammirare dei panorami molto suggestivi delle aree coperte dal parco. Il viaggio che si può compiere lungo la Skyline Drive sembra offrire il meglio dell suo spettacolo naturale verso il tramonto, quando i colori delle foglie degli alberi che ricoprono le Blu Ridge Mountains cambiano le loro sfumature di colore al cambiare della luce del sole. I principali punti di ingresso da dove cominciare la Skyline Drive sono Swift Run Gap (U.S. Highway 33), Front Royal, Virginia (U.S. Highway 340), Rockfish Gap (Interstate 64, U.S. Highway 250) e Thornton Gap (U.S. Highway 211). Per chi volesse provare a percorrere la Skyline Drive, si consiglia di procedere a velocità limitata (sembra che il limite di velocità sia di 60 km/h), non solo per godersi il panorama circostante, ma anche perché all'improvviso ci potrebbero essere cervi e orsi che attraversano la strada, senza chiedere il permesso ovviamente. Per iniziare a vedere alcuni paesaggi che si possono incontrare lungo la Skyline Drive, è possibile vedere alcuni di questi video.

lunedì 24 ottobre 2011

Antigonea e le rovine della città di Pirro

A sud dell'Albania, vicino alla cittadina di Gjirokastër (Agirocastro in italiano), si trova un sito archeologico che parla della storia dell'antica Grecia e di un noto personaggio che fece parte parte di quella storia: Pirro. E' il parco archeologico di Antigonea, dove sorgono i resti di una città che fu appunto fondata da Pirro, re dell'Epiro, nel III secolo a.C., e che il re dedicò a sua moglie Antigone. Il parco archeologico, i cui scavi sono iniziati poco prima della seconda guerra mondiale, mostra ciò che è rimasto di questa città d'epoca greca dopo la grande distruzione operata nella prima metà del II secolo a.C. dal console romano Paolo Emilio, che diede ordine di saccheggiare e di distruggere questa cittadina, insieme ad altre 69 città dell'Epiro, come vendetta per il fatto che gli epiroti si erano schierati con i macedoni nella guerra contro i romani, vinta infine da questi ultimi. E cosa è rimasto ad Antigoneia dopo questa distruzione? Intanto alcuni resti delle sue lunghisseime mura, che difendevano la città per ben 4 km circa, circondando quasi tutta la collina su cui sorgeva la città; lungo il lato a sud-ovest delle mura, è visibile ancora una delle porte attraverso cui si accedeva alla città. Oltre alle mura, nel parco archeologico, si possono notare ancora per terra alcune piante delle case che costituivano la città. Alcuni reperti ritrovati qui ad Antigoneia invece non sono più qui, ma sono stati portati in esposizioni in altre città, come la statua di Poseidone e la sfinge in bronzo, che sono stati portati in un museo di Tirana. Tra i reperti ritrovati qui, anche le due tessere rotonde di bronzo che, avendo inciso sopra il nome "Antigonean", hanno permesso l'identificazione della città.

lunedì 17 ottobre 2011

Jokkmokk, centro del popolo sami in Svezia

Si chiama Jokkmokk ed è un villaggio di poche migliaia di abitanti della contea di Norrbotten, in Svezia. Perché è particolare questo villaggio? Perché è uno dei centri più importanti del popolo sami e delle tradizioni ad esso legate. In sami il nome è del villaggio è Jåhkåmåhkke, che significa curva del fiume, nome che fa riferimento al fiume che attraversa il villaggio. Ma chi sono i sami? Forse se si dice che sono quelle persone chiamate talvolta lapponi, le cose iniziano a diventare più chiare. Sono un popolo nativo d'Europa che ha abitato e abita tuttora le regioni settentrionali della penisola scandinava. In tutto oggi sono circa 80.000 persone, di cui circa un quarto vive in Svezia, e il resto in Finlandia, Norvegia e nella penisola di Kola, in Russia. In questa parte d'Europa le prime tracce di insediamenti sami risalgono addirittura all'era glaciale, a circa 10.000 anni fa. Originariamente i sami erano prevalentemente cacciatori e pescatori, ma dal XVI secolo d.C. alcuni di essi hanno iniziato a dedicarsi alla pastorizia di renne. Ancora oggi una piccola parte del popolo sami è costituito da pastori che vivono con le loro renne, nelle foreste nei mesi invernali, sui pascoli di montagna nei mesi estivi. Il popolo sami ha una propria lingua, il sami appunto, e una propria tradizione culturale, in cui due elementi importanti sono l'artigianato tipico, detto slöjd, e il loro canto tradizionale, chiamato joik, che, come in tanti popoli antichi, serve anche per trasmettere oralmente la cultura di un'intero popolo. E a Jokkmokk sorge sia una scuola di lingua sami, sia un museo dove è possibile vedere oggetti tipici che fanno parte della vita quotidiana del popolo sami, e conoscere meglio la storia e la cultura di questo popolo; tra gli oggetti esposti in questo museo vi sono anche i prodotti artigianali slöjd appunto, che comprendono due principali categorie di oggetti, quelli facenti parte del cosiddetto slöjd duro, prevalentemente oggetti "maschili" come coltelli e tazze, fatti con corno di renna e molto decorati, e quelli facenti parte del cosiddetto slöjd morbido, oggetti prevalentemente "femminili", tra cui capi di abbigliamento, bracciali, borse e cesti intrecciati con radici di betulla. Ma Jokkmokk è famosa in Svezia anche per un grande evento che si tiene ogni anno il primo martedi di febbraio: il suo mercato. Il mercato di febbraio di Jokkmokk ha una tradizione che va avanti da circa 400 anni, e, oltre ad essere un luogo di commercio e di vendita, è anche un evento culturale, con concerti e mostre; ogni anno questo mercato attira migliaia di sami da tutta la Scandinavia del nord, e migliaia di turisti da tutto il mondo. Per chi volesse approfondire la propria conoscenza del popolo sami, la sua storia e le sue tradizioni, si consiglia di visitare questa pagina, mentre qui è possibile vedere alcuni video relativi a Jokkmokk, tra cui questo video, che riporta immagini del mercato di febbraio; per chi volesse visitare dal vivo il mercato di Jokkmokk, l'unico consiglio che si può dare è quello di coprirsi molto, ma molto bene, dato che in quel periodo a Jokkmokk pare che la temperatura possa scendere anche a -40°.

lunedì 10 ottobre 2011

Il cimitero allegro di Sapanta

Cimitero allegro è un ossimoro che sembra quasi impronunciabile, perché sembra un tentativo inammissibile di prendersi gioco della gravità di quella cosa cosa che gli esseri umani non vorrebbero mai che arrivasse, la morte. Eppure questo ossimoro viene usato per definire un cimitero che esiste sul serio, in Romania, nel distretto di Maramures, a pochi chilometri dal confine con l'Ucraina, nel villaggio di Sapanta, che in realtà si dovrebbe scrivere Săpânţa. Perché questa definizione per il cimitero di Sapanta? Perché sulle tombe si trovano scritte barzellette, frasi divertenti sulla vita del defunto, e piccole poesie scritte in prima persona, come se fosse state scritte dal defunto stesso; perché nel cimitero si cammina in mezzo a croci dipinte con colori vivaci, in particolar modo con un blu caratteristico della zona, chiamato Sapanta blu; ogni croce è diversa dalle altre e su di essa sono dipinte immagini che rappresentanto una caratteristica particolare della personalità o della vita del defunto. Colori vivaci e epitaffi umoristici trasmettono quindi al visitatore del cimitero di Sapanta non tristezza o nostalgia, ma felicità e gioia di vivere. Il tutto deriva dalla tradizione della popolazione che abita e che ha abitato in passato questa regione, tradizione in cui la morte era vista non come la fine di qualcosa di bello, ma come un inizio di qualcosa di bello. Certo, che la morte possa essere considerata un inizio e non una fine è un concetto che ricorre anche in altre tradizioni, ma qui, nel cimitero di Sapanta, questo concetto sembra trovare applicazione pratica. Chi ideò questo cimitero si chiamava Stan Ioan Patras, che mortì nel 1977, 42 anni dopo aver inciso la prima croce del cimitero di Sapanta; chissà cosa suggerì per il suo epitaffio... Per avere un'idea di quello che si può trovare nel cimitero allegro di Sapanta, cliccando qui, e poi sul numero 2 della pagina su cui si atterra, si possono trovare due esempi di testi (in inglese) presenti nel cimitero, e un immagine di una delle croci colorati; altre immagini si possono trovare qui, mentre qui si possono trovare dei video girati nel cimitero.

lunedì 3 ottobre 2011

Il Nemrut Dagi, il distaccamento terreno dell'olimpo in Turchia

Fu pensato da Antioco I re di Commagene nel I secolo a.C., oltre che come suo tumulo personale, anche come una sorta di sede terrena dell'olimpo, dove dovevano venire erette le statue delle divinità che popolavano il mitico posto celeste, ciascuna seduta su un grande trono. E' il Nemrut Dagi, che giace sul Monte Nemrut, alto poco più di 2.000 m. Oggi, di questo grandioso progetto, sono rimasti solo alcuni resti, in quanto terremoti e intemperie naturali hanno provveduto a distruggere tutto il resto. Ma ne vale comunque ancora la pena di fare le circa due ore di cammino, di cui alcune anche molto impegnative, per arrivare, dalla base dove si lasciano i mezzi, alla cima di questo monte. Il Nemrut Dagi era costituito da un tumulo di pietra alto circa 50 metri e con un diametro di circa 150 metri, dove erano situati alcuni altari con le statue di Antioco I e di alcune divinità dell'olimpo; sotto al tumulo vi erano, e vi sono ancora, 3 terrazze, una che dava verso nord, l'altra che dava verso ovest, e l'ultima orientata verso est; la prima era il luogo dove si ritrovavano i pellegrini che raggiungevano il monte provenendo dalle diverse direzioni, e all'ingresso v'erano due statue raffiguranti, rispettivamente, un leone e un'aquila, due animali-simbolo del Regno di Commagene; la seconda ospitava 5 statue alte 9 metri ciascuna, raffiguranti rispettivamente, seduti su un trono, Antioco I, naturalmente, e 4 divinità: Tyche, Marte, Apollo e Zeus; oggi di queste statue sono rimaste alcune teste, posate per terra, vicino ai piedi, in quanto le intemperie naturali e i terremoti hanno decapitato le statue; nella terza terrazza, quella a est, si ritrovano statue simili a quelle della terrazza precedente, ma dislocate in modo diverso; inoltre su questa terrazza, si possono vedere i resti delle 3 scalinate che portavano i pellegrini agli altrari e alle statue poste sopra di essi; in questa terza terrazza le statue si sono conservate meglio, anche se le teste dei personaggi raffigurati sono un po' rovinate; dietro alle basi di queste statue, si può leggere il testo con cui Antioco I incise su pietra la sua volontà di essere sepolto qui; degli altari originali è rimasto solo un vecchio basamento. Insomma, nonostante il passare del tempo abbia rovinato e portato via alcune delle costruzioni del Nemrut Dagi, questo mausoleo colossale rimane ancora un luogo suggestivo, anche per la posizione in cui si trova, motivo per cui spesso si tende a salire all'alba, per vedere lo spettacolo delle statue e della montagna con i colori delle prime luci del giorno. E pensare che del Nemrut Dagi non si sapeva niente fino al 1881, quando fu scoperto da un geologo ottomano, e che i lavori archeologici sul posto iniziarono solo dopo la metà del secolo scorso. Per chi volesse farsi un'idea dello spettacolo offerto dal Nemrut Dagi, queste sono alcune immagini, mentre qui si possono vedere alcuni video girati sul posto.

lunedì 26 settembre 2011

Wroclaw, o Breslavia, centro culturale della Polonia

Se si vuole fare un tuffo in un pezzo della storia religiosa, culturale, artistica e architettonica, che ha attraversato il continente europeo a partire dal Medioevo, rimanendo sempre all'interno di un'unica città, allora si consiglia di visitare Wroclaw. Questa città polacca infatti, che sorge sul fiume Oder, in una regione agricola sud-occidentale della Polonia, raccoglie al suo interno diversi pezzi di questa storia. Già il suo essere chiamata con due nomi diversi, Wroclaw, nome polacco, e Breslavia, nome tedesco, parla di un pezzo importante, anche se tragico, della storia europea del XX secolo: Wroclaw era tedesca prima della seconda guerra mondiale, e dopo è diventata polacca; i due paesi da cui la tragica avventura della seconda guerra mondiale è partita rimangono ancora oggi dentro il DNA di questa città. Visto il duplice nome che caratterizza questa città polacca, andiamo a vedere ora quali sono gli altri pezzi di storia culturale europea contenuti in città. Innanzitutto quello che è considerato il centro principale della città, la piazza del mercato, in polacco Rynek Starego Miasta, costruita a partire dal XIII secolo, in cui v'è un concentrato di palazzi interessanti da vedere: il municipio, in polazzo Ratusz, edificio in mattoni rossi costruito in epoca medioevale, con una facciata tutta decorata, un orologio che risale al 1580 e, all'interno, il museo storico; Jas, palazzo in stile rinascimentale, Malgosia, palazzo barocco, la porta barocca che collega i due palazzi e la chiesa gotica di Santa Elisabetta. Il bello di Wroclaw è anche che è una città che sorge su una dozzina di isole collegate tra loro da più di cento ponti. In una di queste isole, Ostrow Tumski, sorge il quartiere più antico della città, che si sviluppò intorno a una fortificazione, che prima divenne un castello e poi si trasformò in una cattedrale gotica, la Cattedrale di San Giovanni Battista, Katedra Sw. Jana in polacco. Un'altra attrazione culturale molto importante di Wroclaw è il Panorama della Battaglia di Raclawice, un dipinto circolare enorme, lungo 120 metri e alto 15 metri, situato su un edificio rotondo all'interno del parco Slowackiego, che racconta la battaglia storica di Raclawice in cui i polacchi sconfissero i russi, nel 1794; gli autori che realizzarono, negli anni 1893 e 1894, questa monumentale opera artistica, si chiamavano Wojciech Kossak e Jan Styka. Altro edificio di Wroclaw da non perdersi è quello dell'università, che sorge all'interno di una costruzione considerato l'edificio barocco più grande della prima metà del XVIII secolo; all'interno dell'università molte sale decorate e il museo dell'università, che ospita l'Aula Leopoldina, dove si possono vedere le statue degli Asburgo e numerosi dipinti. Poi si potrebbe continuare con le indicazioni di edifici storici da vedere, con il ponte Piaskowy, il più antico della città, con l'edificio barocco della biblioteca universitaria, da cui si può ammirare un bel panorama sul quartiere antico di Ostrow Tumski, con la Chiesa di S. Egidio, la più antica della città, costruita in stile romanico nella prima metà del XIII secolo, con il Palazzo del Centenario, Hala Stulecia in polacco, con il ponte Grunwaldzki, da cui si può ammirare una vista panoramica sul fiume Oder e su alcune chiese gotiche che sorgono su alcune isole della città; e cosi via, con tanti altri edifici, angoli e chiese che fanno culturalmente molto ricca questa città polacca. Ultima curiosità: il simbolo della città sono gli gnomi, che a partire dai primi anni '80 sono diventati anche un simbolo politico di rivolta contro il regime comunista; oggi pare che nella città siano dislocate decine e decine di statuette di gnomi... a voi scoprirli; un piccolo aiuto, questo sito, sito ufficiale della città di Wroclaw.

lunedì 19 settembre 2011

Il Parco Nazionale di Bukk, con più di 1.000 grotte

Il Parco Nazionale di Bukk è situato nella regione montagnosa che si trova a nord dell'Ungheria, vicino a Miskolc, e che è caratterizzata dalle montagne che portano lo stesso nome del parco, Bukk appunto. Quali sono le particolarità di questo parco? Le sue grotte innanzitutto. In tutto il parco ci sono più di 1.000 grotte, grotte di diverse dimensioni e diverse conformazioni, molte delle quali sono il frutto dei fenomeni carsici che hanno caratterizzato la zona nel corso dei secoli.  Da alcune di queste grotte si può vedere anche sgorgare l'acqua in superficie, un'acqua di ottima qualità. Tra le grotte più interessanti da visitare vi sono la grotta di Istallos-ko, in cui vengono conservate dei reperti ossei di diversi animali, tra cui bufalo, mammut, bisonte, orso delle caverne e cervo delle tundre, la grotta Anna, nota per le sue figure di tufo calcifero, e la grotta Szent Istvan, dove si possono ammirare alcune tra le stalagmiti più originali presenti nel parco. Oltre alle grotte, Il Parco Nazionale di Bukk ospita anche una parte considerevole della vegetazione che si può trovare in tutto il paese magiaro: in esso infatti sembra che vi siano 1.500 delle 2.500 piante vascolari presenti in tutta l'Ungheria, e 200 piante protette, su un totale di 500 piante protetti presenti in tutta l'Ungheria. Anche la fauna è ricca e interessante, con circa 90 specie diverse di uccelli e altre specie di altri animali ancora, per alcuni dei quali il Parco porta avanti degli speciali programmi di protezione, come, per esempio, per il Triturus Alpestris, il Bubo bubo, e il Corracias Garrulus. Per chi volesse visitare il Parco Nazionale di Bukk, su questo sito o sul sito ufficiale del parco, in inglese, è possibile reperire altre informazioni utili.

lunedì 12 settembre 2011

Vega, l'arcipelago norvegese con una storia antica che continua

Vega è un arcipelago di circa 6.500 isole situate nella regione settentrionale della Norvegia, appena sotto il Circolo Polare Artico; Vega è anche il nome di una di queste 6.500 isole, ma la popolazione che vive sull'arcipelago, si concentra soprattutto nei villaggi di Valla, Igerøy, Holand e Gladstad, la capitale amministrativa dell'arcipelago. Quale è la peculiarità di questo gruppo di isole? Che qui, in questo freddo angolo di Norvegia, già 10.000 anni fa s insediarono le prime comunità di esseri umani. Nel corso dei secoli e dei millenni, le persone che hanno abitato queste isole, hanno vissuto principalmente di pesca e di agricoltura; e ancora oggi, gli abitanti dell'arcipelago di Vega, vivono di pesca e agricoltura e conducono uno stile di vita in sintonia con la natura che li circonda. Tra le altre cose, gli abitanti di Vega sono anche noti per l'allevamento di una particolare specie di anatra marina chiamata Eider. Nell'arcipelago di Vega sono presenti diverse riserve naturali, tra cui quella di Eidemsliene, Holandsosen e Lånan, e in tutto l'arcipelago sono state contate più di 200 specie diverse di uccelli e 10 diverse specie di orchidee.

lunedì 5 settembre 2011

Il ponte naturale di Imi-n-Ifri

Non lontano dalla città marocchina di Demnate, nella regione montuosa dell'Alto Atlante del paese nordafricano, sorge un luogo naturale forse non molto conosciuto ma meritevole senz'altro di una visita. E' il ponte naturale di Imi-n-Ifri, ossia una formazione rocciosa a forma di ponte che però ha assunto questa conformazione non grazie a lavori umani, ma a causa del lavoro del fiume Mahseur e del collassamento del sistema di grotte sotterranee esistenti un tempo in questo punto. Per arrivarci bisogna spostarsi a 6 km a est di Demnate. La cosa particolare di questo ponte è che non solo scorre acqua sotto di esso, ma anche sopra di esso, con delle piccole cascatelle che scendono di sotto. Scendendo sotto il ponte si può vedere un piccolo corso d'acqua che scorre in mezzo alle alte pareti di roccia e diverse stalattiti formatosi nel tempo grazie all'azione dell'acqua; lì vicino, anche due diverse fonti d'acqua, di cui una sembra che offra un'acqua ricca di sali minerali naturali e l'altra acqua dolce. Il nome di questo ponte sembra abbia un'origine berbera e sembra che significhi Bocca della grotta. Per avere un'idea dello spettacolo naturale offerto dal ponte naturale di Imi-n-Ifri, si consiglia di vedere qualcuno di questi video.

lunedì 29 agosto 2011

La grotta di Ali Sadr, una delle più grandi grotte al mondo

Si dice che sia una delle grotte più grandi al mondo. E' la grotta di Ali Sadr, che si trova a circa 100 km dalla città di Hamedan, nell'ononima provincia occidentale dell'Iran. La grotta è visitabile in barca, con un tour che prende un paio d'ore circa. L'ingresso è posto sul versante di una collina chiamata Sari Ghiyeh, dove si trova l'accesso anche da altre due grotte, Sarab e Soubashi, di cui la prima sembra contenere la sorgente che rifornisce di acqua la grotta di Ali Sadr. Lungo un reticolo di canali sotterranei che si estende per 11 km circa, si raggiunge un lago sotterraneo dove la grotta si allarga andando a formare uno spazio di circa 100 metri per 50 di grandezza e alto circa 40 metri; questo è considerato un po' il punto d'arrivo della navigazione della grotta, ma oltre a questo lago, sotto la grotta di Ali Sadr vi sono altri laghi sotterranei posizionati in altri punti ancora. Sopra i laghi si possono ammirare stalattiti e stalagmiti. Sembra che questa grotta abbia avuto origine milioni e milioni di anni fa, 150 milioni di anni fa per alcuni, 70 milioni per altri; è comunque indubbio che si tratti di una grotta antichissima, dove tra l'altro sono stati ritrovati anche, su alcune pareti lateriali, delle incisioni raffiguranti animali e scene di caccia, segno che forse questo posto era già conosciuto e utilizzato dalle prime comunità umane che si insediarono in questa zona; sicuramente la grotta era conosciuta ai tempi di Dario I, come testimonia una vecchia iscrizione all'ingresso della grotta. Nei tempi recenti, pare che la grotta venne scoperta, o riscoperta, sarebbe il caso di dire, una quarantina d'anni fa da un pastore del posto che stava cercando una sua capra smarrita. Per iniziare a capire come è fatta la grotta di Ali Sadr, è possibile guardare qualcuno di questi video.

lunedì 22 agosto 2011

Il Jantar Mantar di Jaipur, un osservatorio astronomico a cielo aperto

Jaipur è una città indiana che si trova nello stato federato del Rajasthan, a nord del paese. In questa città sorge un luogo particolare, che si chiama Jantar Mantar e che è una sorta di osservatorio astronomico a cielo aperto. Si tratta di un complesso di 14 grandi strumenti astronomici costruiti tutti in pietra, che avevano la funzione di studiare e comprendere i fenomeni celesti, dalla posizione di stelle e pianeti nell'universo alla previsione delle eclissi. Tutti questi strumenti furono costruiti tra il 1727 e il 1734, e pare, che per le conoscenze astronomiche dell'epoca, gli strumenti di Jantar Mantar brillasserro per la loro precisione. Tra di essi anche una meridiana per la misurazione del tempo, chiamata Samrat Yantra, che pare sia la meridiana più grande al mondo, data la sua altezza di 27 metri. Ma da dove viene il nome di questo originale osservatorio astronomico? Dall'unione delle due parole jantar e mantar, che vogliono dire rispettivamente strumento e calcolo; da qui il nome Jantar Mantar, che è un insieme di strumenti di calcolo dei fenomeni astronomici. Per chi volesse farsi un'idea del Jantar Mantar di Jaipur e dei suoi strumenti astronomici, è possibile guardare alcuni di questi video o alcune di queste immagini.

lunedì 1 agosto 2011

Sul Canal du Midi, navigando tra vigneti, storia e natura

Si chiama Canal du Midi, o Canal des Deux Mers, ed è un canale artificiale che fu costruito nel XVII secolo con l'intenzione di collegare l'Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo, per permettere di andare da un mare all'altro senza dover circumnavigare l'intera Spagna. Il canale è lungo circa 240 km, ha una larghezza media di circa 15 metri ed una profondità media di circa 2 metri, e collega le città di Tolosa a quella di Sète. Oggi è possibile percorrere tutto il canale in barca, sulla cosiddetta Houseboat, e attraversare cosi la Francia facendo una vacanza all'insegna dell'immersione nella natura, del tuffo nella storia e della degustazione di vini. Infatti il canale corro in mezzo ad un paesaggio naturale costituito prevalentemente da distese di campagne e vigneti, lungo le sue rive si possono visitare cittadine che parlano di una storia antica, come Carcassonne e Narbonne, e degustare i vini della regione di Languedoc-Roussilon, una delle maggiori regioni produttrici di vini in Francia. Ma anche il Canal du Midi in sé è un'attrazione turistica, sia per i dettagli ingegneristici con cui è stato realizzato, sia per la storia che ci sta dietro. Il canale ha infatti più di 100 chiuse per permettergli di superare un dislivello di quasi 200 metri, e in tutto, tra dighe, tunnel e ponti, conta più di 300 strutture che gli consentono di compiere il suo percorso. A volere il canale fu Pierre-Paul Riquet, un ricco possidente che lavorò sul progetto anni e anni, seguì i lavori per circa 15 anni, finì indebitato per l'ingente quantità di spese da sostenere per il canale e che, alla fine, morì pochi mesi prima dell'apertura alla navigazione del canale. Pare che la costruzione del canale richiese la manodopera di 12.000 operai e che per eseguire questi lavori vennero fatti tutti contratti regolari e con stipendi più alti della media di allora, evitando anche il lavoro minorile. Insomma un progetto innovativo, sia nelle intenzioni che nei metodi usati. Per chi fosse interessato, qui è possibile vedere alcuni video che mostrano quello che si può vedere lungo il Canal du Midi.

lunedì 25 luglio 2011

Il Parco Nazionale di Paklenica, sulle pendici del Monte Velebit

Nel distretto di Zadar, in Croazia, si trova un monte alto 1.757 metri, il Monte Velebit. Ebbene, sulle pendici di questo monte si estende un parco nazionale, il Parco Nazionale di Paklenica, che probabilmente deve il suo nome a quello di una specie di pino che si trova al suo interno, chiamato Paklina, e che veniva usato dai locali anche per medicare le ferite. Sono diverse le bellezze naturali che si possono visitare in questo parco. Innanzitutto i due canyon di Velica Paklenica e di Mala Paklenica, due canyon che sovrastano i due ominimi torrenti che scorrono al loro interno; Velica Paklenica è il canyon più lungo, circa 18 km, e più profondo, con delle pareti di roccia alte fino a quasi 700 metri circa. Oltre ai due canyon, a offrire uno spettacolo naturalistico unico nel Parco Nazionale di Paklenica sono anche gli altipiani carsici, che ospitano diverse grotte e pozzi, per gli appassionati di speleologia. Il Parco Nazionale di Paklenica è anche caratteristico per l'alto numero di sorgenti d'acqua potabile che ospita, tra cui si possono ricordare quelle di Stražbenica, Kontinovo vrilo, Crno vrilo, Velika Močila e Pećica. Ma anche dal punto di vista della flora e della fauna, il Parco Nazionale di Paklenica offre diversi spunti di interesse. All'interno del parco vi sono infatti più di 1.000 specie e sottospecie di piante, tra cui circa 79 sono endemiche, 84 specie diverse di farfalle diurne, 31 specie di rettili e anfibi, 11 specie di serpenti, più di 200 specie di uccelli e più di 50 specie di mammiferi. Nel parco, vi sono anche diversi posti per fare freeclimbing, tra cui uno dei più noti è la roccia di Aniaea Kuk, altra poco più di 700 metri. Per chi volesse visitare il Parco Nazionale di Paklenica, su questo sito è possibile raccogliere molte altre informazioni utili, anche di tipo turistico.

lunedì 18 luglio 2011

Il Parque Nacional Puyehue, ricco di flora e fauna tipiche

Si chiama Parque Nacional Puyehue ed è un parco nazionale cileno che si trova tra le due regioni cilene Región de Los Lagos e Región de Los Rios, a circa 80 km a est dalla città cilena di Osorno, nella parte meridionale del paese sudamericano. Il parco offre sia una ricca presenza di bellezze naturali di vario genere, sia una fauna e una flora molto varie, con molte specie animali e vegetali tipiche del Cile o comunque del continente sudamericano. Tra le bellezze naturali presenti v'è innanzitutto tutta la foresta alpina, che colora di un verde intenso la maggior parte dell'area del parco, verde dovuto alle intense precipitazioni che si hanno durante l'anno; la foresta è costituita anche da alberi tipici di quest'area del mondo, come il coigüe e l'ulmo, presenti soprattutto nelle zone più basse del parco, e la tepa, che si trova soprattutto nelle aree più alte del parco; nel parco, dove alla foresta si alternano selvaggi paesaggi vulcanici, si possono trovare poi molti corsi d'acqua, laghi, cascate e sorgenti termali, che si possono incontrare lungo i tanti sentieri che si diramano all'interno del parco. E la fauna? All'interno del parco vi sono diversi animali tipici di questa zona del mondo, come il chilla, noto anche come la volpe della Patagonia, la nutria, detta comunemente castorino, la guigna, e la viscaccia, il condor delle Ande, e il parrocchetto beccosottile, e poi altri animali più conosciuti come il puma. Per chi desidera visitare il Parque Nacional Puyehue, è bene sapere che esso è diviso in 3 settori: Aguas Calientes, Anticura e Antillanca. Aguas Calientes è l'area che ospita l'ufficio amministrativo del parco e la maggior parte delle strutture turistiche che si possono trovare al suo interno; Anticura è il settore del parco dove si possono trovare molti sentieri per andare alla scoperta della flora e della fauna del posto, cosi come dei corsi d'acqua, delle cascate e delle sorgenti termali del parco; Antillanca è invece il settore che ospita il centro sciistico, per chi desidera fare questo sport all'interno del parco. Per chi volesse incominciare a vedere cosa si può trovare all'interno del Parque Nacional Puyehue, questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 11 luglio 2011

Juba, la capitale del Sud Sudan

L'altro ieri, 9 luglio 2011, è nato il 54° stato africano, che sarà anche il 193° stato membro dell'ONU: il Sud Sudan, o Sudan del Sud. Il nuovo stato è nato grazie a un referendum popolare il cui esito sancisce la separazione tra Sudan del nord e il Sud Sudan, dopo vent'anni di conflitti e diversi anni di trattative per arrivare una soluzione pacifica. Capitale del nuovo stato del Sud Sudan è Juba, una città che nel 2005 contava meno di 200.000 abitanti e che oggi ne conta circa 1 milione. A questo aumento della popolazione, purtroppo non sempre ha seguito un aumento e un miglioramento delle infrastrutture. Porto fluviale affacciato sulle rive del Nilo bianco, uno dei due grandi affluenti del fiume Nilo, Juba deve infatti ancora affrontare una grande sfida per poter rifornire la sua popolazione di acqua, elettricità, ospedali, strade e tutte quelle infrastrutture che servono per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini; in questo video di Al Jazeera, in inglese, è possibile avere un'idea di questa sfida. E pensare che parte di Juba appartiene a un parco nazionale, il Bandingilo National Park, un parco caratterizzato dalla presenza di svariate specie di uccelli rari, un cui elenco si può leggere qui. Speriamo che il nuovo status di capitale accelleri il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti di Juba.

lunedì 4 luglio 2011

In bici lungo l'Icefields Parkway

Si chiama Icefields Parkway ed è un percorso di circa 230 km che scorre in mezzo alle Rocky Mountains canadesi tra Lake Louise e la città di Jasper, al confine tra le due province canadesi dell'Alberta e della British Columbia. Lo si può fare tutto in bici, tanto lungo la strada ci sono campeggi e ostelli che permettono di spezzettare l'intero percorso in più giorni. Pedalare sull'Icefields Parkway significa pedalare in mezzo ad un suggestivo paesaggio alpino fatto di montagne che superano i 3.000 metri, di ghiacciai, di ampie vallate, di foreste di conifere e di laghi di montagna dall'acqua cristallina. Tutta la zona è considerata area protetta, e in essa vivono diverse specie animali, tra cui orsi, mufloni, capre di montagna, alci, lupi grigi e woodland caribou, tutti animali che, se si è fortunati, si possono vedere durante il proprio viaggio su questa strada panoramica. E per coloro che vogliono aggiungere alla pedalata altre attività sportive che consentono di esplorare ulteriormente l'area dell'Icefields Parkway, c'è solo l'imbarazzo della scelta tra trekking, arrampicata su roccia o su ghiaccio, e rafting. Per iniziare ad avere un'idea dello spettacolo naturale che si può ammirare percorrendo l'Icefields Parkway, si possono guardare questi video girati lì, mentre su questo sito si possono raccogliere informazioni utili per chi volesse vedere l'Icefields Parkway dal vivo.

lunedì 27 giugno 2011

Iskanwaya, sito archeologico della civiltà Mollo

A 325 km a nord di La Paz, sulle pendici della Cordillera Real, a più di 1.600 metri di altezza, sopra il fiume Llica, nella provincia di Muñecas, si trova Iskanwaya, un sito archeologico che risale all'epoca della civiltà Mollo, una civiltà che si sviluppò in questa zona della Bolivia a partire dall'XI secolo d.C., dopo la caduta dell'impero Tiwanakota, fino al XV secolo d.C., prima dell'avvento della civiltà Inca. Il sito di Iskanwaya, che in lingua quechua significa "due case", è costituito dai resti di un villaggio Mollo con un centinaio di case costruite in pietra; sono case che hanno tutte una struttura simile, con una forma rettangolare e con un corridoio che dà verso un patio interno. Negli scavi archeologici che sono stati fatti qui, si sono ritrovati resti umani e manufatti di uso quotidiano, come bicchieri e stovigle varie, in legno, ceramica e argilla. Sugli oggetti ritrovati si possono vedere molte rappresentazioni di giaguaro, animale adorato dai Mollo. Da ciò che si è ritrovato a Iskanwaya, si può desumere che i Mollo erano soliti seppellire le persone nei luoghi dove avevano passato la maggior parte del loro tempo in vita, e insieme agli oggetti che avevano più usato; infatti laddove sorgevano cucine e corridoi sono stati ritrovati molti resti di donne con bicchieri e altri oggetti domestici, nelle stanze si sono ritrovati molti resti di bambini, insieme ai loro giocattoli, e nei campi sono rinvenuti molti resti di uomini, con i loro attrezzi di lavoro; la civiltà Mollo infatti, da quello che è emerso dagli studi, era una civiltà prettamente agricola. Per chi volesse approfondire la conoscenza di Iskanwaya e della civiltà Mollo, si consiglia di leggere questa pagina, mentre qui si possono vedere alcune foto di Iskanwaya.

lunedì 20 giugno 2011

L'isola di Cozumel, spiagge bianche, mare cristallino e siti Maya

L'isola di Cozumel è l'isola più grande del Messico, si trova nel Mar dei Caraibi, a circa 70 km da Cancun, di fronte alla Riviera Maya e a Playa del Carmen. L'interesse dell'isola è dato da un misto di bellezze naturali e di siti archeologici. Tra le prime, sicuramente il suo mare cristallino, con i suoi bassi fondali sabbiosi e la sua famosa barriera corallina, le sue spiagge di sabbia bianca e mangrovie, ma anche la sua fertile campagna dove si coltivano palme da cocco, mais e yucca. Tra le spiagge più ambite dell'isola di Cozumel, ci sono sicuramente quelle del Chankanaab National Park, una riserva naturale dove si può vedere da vicino una parte significativa e suggestiva della barriera corallina presente intorno all'isola, dove si può fare snorkelling in tutta calma nel mare basso e limpido, e dove si possono anche avere incontri ravvicinati con delfini e leoni marini; altre spiagge dove poter passare delle belle giornate all'insegna del relax, sono Playa Palancar, una spiaggia dalla sabbia bianchissima sulla costa occidentale dell'isola, Playa Morena, Playa Chen Rio, Playa San Martin, e El Mirador. Oltre al suggestivo paesaggio marino, l'isola di Cozumel offre anche dei piccoli ma interessanti siti archeologici Maya, tra cui El Castillo Real, El Caracol, El Cedral e San Gervasio. Per chi volesse raccogliere maggiori informazioni utili per visitare l'isola di Cozumel, è possibile visitare questo sito, in inglese e spagnolo, mentre qui si possono vedere dei video girati nell'isola.

martedì 14 giugno 2011

Le grotte di Tabon, a ritroso nella storia delle Filippine

Le grotte di Tabon si trovano presso Lipuun Point, vicino alla città di Quezon, nelle isole Palawan, nelle Filippine, e sono uno dei siti più antichi delle Filippine e, forse, di tutto il sud-est asiatico. Infatti in alcune di queste grotte sono stati ritrovate formazione calcaree risalenti a 25 milioni di anni fa, e segni di una presenza umana risalente a più di 20.000 anni fa. Sembra che queste grotte siano poi state abitate fino a un periodo storico databile intorno ai 700 anni fa. I resti degli oggetti trovati in queste cave hanno permesso anche di compiere un interessante percorso antropologico nella storia della presenza umana delle Filippine. Oltre all'interesse per gli aspetti storici, archeologici e antropologici, queste cave sono anche interessanti da visitare per le formazioni rocciose, le stalattiti e le stalagmiti di varia forma e di vario colore, che si sono formate al loro interno nel corso dei secoli e dei millenni; e, uscendo dalle cave, si può godere di una bella vista sulla spiaggia della baia di fronte. In tutto le grotte di Tabon sono circa 200, quelle esplorate qualche decina, e quelle che si possono visitare sono solo alcune di queste. Le grotte visitabili si possono raggiungere con una barca da Quezon, con un viaggio di circa mezz'ora. Per iniziare a conoscere più da vicino le grotte di Tabon, qui si possono vedere alcuni video girati lì, mentre qui si possono vedere alcune immagini delle grotte.

lunedì 6 giugno 2011

Il Karijini National Park, una natura selvaggia che parla di una storia millenaria

Se si sta pensando ad una vacanza che sia allo stesso tempo avventurosa e rilassante, allora il Karijini National Park può essere la destinazione giusta. Questo parco nazionale australiano, situato nella regione del Pilbara, nell'Australia Occidentale, a circa 1.000 km a nord di Perth, offre infatti il relax che viene dall'essere immersi in una natura selvaggia e ancora molto incontaminata, e l'avventura che si prova muovendosi all'interno di formazioni naturali maestose e caratterizzate dall'impronta di una storia millenaria. Il Karijini National Park è infatti un paesaggio caratterizzato da cascate spettacolari, piccole piscine naturali incastonate tra le rocce, profonde gole di roccia rossastra, formazioni di ferro stratificato e precipizi suggestivi, il tutto all'interno di una vegetazione tropicale. Tante le cose da non perdere nel Karijini National Park. Innanzitutto le Fortscue Falls, le sole cascate permanenti del parco. Poi le molte piscine naturali che si incontrano nel parco, quali quelle sottostanti alle Fortscue Falls, la Fern Pool, la Circular Pool, la Handrail Pool, e la piscina naturale termale di Hammersley Gorge. A Junction Oxer invece c'è uun punto panoramico da cui si può vedere lo spettacolo naturale di 4 gole suggestive che si incontrano: Weano, Red, Joffre e Hancock; sotto quest'ultima è possibile essere condotti da una guida locale nella rete di grotte e corsi d'acqua sotteranei. Un altro punto panoramico interessante è la cima del monte Bruce, da cui si possono ammirare le spaziose pianure ricoperte di spinifex, uun tipo di erba tipica dell'Australia. Tutte queste bellezze naturali le si possono vedere percorrendo a piedi i numerosi sentieri presenti nel parco. Altri elementi caratteristici del Karijini National Park sono i suoi animali, tra cui canguri rossi, wallaroo, e numerose specie di uccelli, serpenti e altri animali ancora, e la sua vegetazione, fatta di spinifex, eucalipti e fiori selvatici multicolori. Per chi fosse interessato a conoscere meglio il Karijini National Park, questi sono alcuni video girati lì, mentre su questo sito, in inglese, è possibile raccogliere altre informazioni utili per visitare il parco.

lunedì 30 maggio 2011

La Fachwerkstraße, la strada delle case a graticcio tedesche

Si chiama Fachwerkstraße, che vuol dire Strada delle case a graticcio, ed è un percorso lungo circa 2.800 km che si snoda da sud a nord lungo quasi tutta la Germania e che collega molte delle città tedesche che hanno case a graticcio, uno stile architettonico tipico della Germania, in cui le case appaiono caratterizzate, sulle pareti di superficie, da grate di legno di diverse forme; questa grate, che sembrano appoggiate alle pareti, in realtà ne costituiscono la struttura portante; incastonate tra le grate vi sono superifici di muratura il cui colore può variare da casa a casa. Pare che in Germania di queste case ce ne siano più di 2 milioni, e da regione e regione, da città a città, esse possono presentare stili e storie diverse. La Fachwerkstraße, o Strada delle case a graticcio, si estende dalle rive del fiume Elba, nel nord della Germania, alle rive del Lago di Costanza, a Sud del Paese, tocca 6 Länder federali: Baviera, Baden-Württemberg, Assia, Turingia, Sassonia-Anhalt e Bassa Sassonia, e permette di visitare un centinaio di città con case a graticcio, tra cui Celle, Miltenberg, Quedlinburg, Idstein, e Einbeck. A questa pagina è possibile visualizzare l'intero percorso della Fachwerkstraße, mentre qui si possono vedere le immagini di diverse case a graticcio.

lunedì 23 maggio 2011

Cabo San Antonio, la bellezza della natura nell'estremo ovest di Cuba

Si trova nel punto più a ovest di Cuba, ed è noto per la bellezza e la ricchezza della sua natura. E' Cabo San Antonio, e ci si può arrivare percorrendo la penisola di Guanahabibes, nella provincia cubana di Pinar del Rio, lungo le sue decine e decine di km immersi nella natura. Ad abitare questa zona nell'estremo ovest di Cuba sono iguane, mucche selvatiche, cervidi venados, jutias, maiali, pappagalli cotorre, tante diverse specie di uccelli e diversi pesci tipici del posto, come il pesce angelo francese e il crinoide dorato. Ma oltre alla sua fauna ricca di esemplari rari, quello che fa di Cabo San Antonio un luogo interessante da visitare è l'atmosfera che si respira a contatto con una natura che è ancora abbastanza selvaggia, fatta di una vegetazione rigogliosa, di una lunga e incontaminata spiaggia sottostante il Cabo, e dal mare cristallino e dalla temperatura mite che circonda il Cabo. In questo posto, oltre a godere del contatto con una natura ancora abbastanza incontaminata, è possibile rilassarsi con passeggiate a piedi o in bicicletta lungo i sentieri che corrono lungo la penisola o esplorare, facendo immersioni o snorkelling, gli affascinanti fondali di questa zona del mare di Cuba.

martedì 17 maggio 2011

Il tempio sospeso di Hengshan, vicino a Datong

Guardandolo dal basso sembra che stia su da solo nel vuoto, appeso alle pareti di una montagna. E' il tempio sospeso, o monastero sospeso, di Hengshan, sulle pareti del Jinlong Canyon, vicino alla città di Datong, nella parte nord-orientale della Cina, a est di Pechino. Questo tempio ha la particolarità di essere sospeso a più di 50 metri da terra, e sembra sorretto da sottili pali di legno trattati con un materiale, l'olio di paulonia, che li rende resistenti alla putrefazione e alle termiti; per visitare i 40 padiglioni e terrazze che lo costituiscono, si cammina lungo passerelle sospese nel vuoto; in realtà, oltre ai pali visibili, pare che il tempio sia sorretto anche da travi orizzontali incastrati saldamente nella roccia. La posizione del tempio probabilmente non fu scelta a caso; infatti sopra il tempio una roccia a spiovente che sembra possa cadervi sopra da un momento all'altro, in realtà ripara il tempio dalle piogge; e tutto intorno le cime delle montagne circostanti riparano il legno del tempio dal sole, che d'estate batte solo poche ore sulla struttura. Il tempio sospeso di Hengshan pare sia stato costruito più di 1.400 anni fa e nei secoli vi sono stati diversi lavori di ristrutturazione, rafforzamento e ampliamento della struttura, che hanno portato il tempio alla forma odierna. Il tempio sospeso di Hengshan ha anche la peculiarità di raccogliere in sé gli elementi di 3 tradizioni differenti, quella del buddismo, del confucianesimo e del taoismo, come attestano le 3 effigi dei fondatori delle 3 tradizioni nella Sala delle 3 fedi; e anche il nome cinese del tempio, Xuangkong Si, rispecchia in parte questo pluralismo, in quanto la parola Xuan, che significa metafisica, è legata alla dottrina taoista, mentre la parola Kong, che significa vuoto, è legata alla dottrina buddista. Per farsi un'idea dello spettacolo che offre il tempio sospeso di Hengshan, qui è possibile vedere alcuni video con riprese e immagini del posto.

lunedì 9 maggio 2011

Incontrare il pecari del Chaco a Fortin Toledo

E' una specie animale che si riteneva estinta addirittura nel Pleistocene, ma nel 1975, nella zona di Fortin Toledo, una cittadina del Paraguay nota per le battaglie che qui si tennero durante la guerra del Chaco, se ne scoprirono alcuni esemplari ancora vivi. Si tratta dei pecari del Chaco, chiamati localmente tagua, nome scientifico catagonus wagneri, di cui qui è possibile vedere qualche immagine. Questi animali erano già ritenuta cosa di un lontano passato ormai morto e sepolto, e i loro fossili erano conservati in diversi musei in giro per il mondo; invece la scoperta del 1975 ha riscritto la strana storia di queste specie animale, caratterizzato, rispetto ai suoi simili, dalla presenza di 3 dita nei piedi posteriori. Sembra che il pecari del Chaco sia presente anche in Bolivia e Argentina, ma i pochi esemplari viventi di oggi si trovano soprattutto in Paraguay, nella riserva naturale di Fortin Toledo, dove sembrava che la storia raccontata da questi luoghi fosse fatta solo di guerra e morte, con fortificazioni abbandonate e cimiteri militari, e invece dal 1975 è fatta anche del ritorno sulla scena di un essere vivente che si dava per morto. Il pecari del Chaco sembra che viva in piccoli gruppi, che si nutra di cactus e di semi di leguminose, che sia un animale molto tranquillo e innocuo per l'uomo, e che prediliga le zone secche e cespugliose del Chaco paraguayano. A Fortin Toledo ora lo proteggono perché non debba sperimentare una "seconda estinzione".

lunedì 2 maggio 2011

A Papafragas, sull'isola di Milos, in un tratto di costa suggestivo

Papafragas è una località che si trova sulla costa settentrionale dell'isola di Milos, in Grecia; è una delle circa 80 spiagge che caratterizzano quest'isola greca sul Mar dell'Egeo. Papafragas è a circa 3 km dal villaggio di Pollonia e giace accanto al sito archeologico Filakopi, dove i pochi resti di mura, edifici e tombe non ancora ricoperti dal mare, parlano di un'antica presenza umana risalente al periodo neolitico. A Papafragas sorge una spiaggetta cui si arriva attraverso un sentiero scavato tra le rocce bianche che caratterizzano questo tratto di costa, rocce che disegnano un panorama suggestivo, che trova il suo coronamento nella famosa grotta di Papafragas, costituita da 3 piccoli anfratti che si dice venissero usati come nascondigli dai pirati in epoca bizantina. In mezzo alla grotta scorre un'acqua cristallina che va a formare, sotto le grotte e le pareti di queste formazioni rocciose, una sorta di piscina naturale. Fuori dalla grotta il mare, di un colore cangiante che dipende dall'ora del giorno in cui lo si guarda, dal tempo che fa e dal tipo di riflesso della luce e delle pareti bianche circostanti. Per avere un'idea dello spettacolo naturale che si può assaporare a Papafragas si consiglia la visione di questa foto e di queste altre foto.

martedì 26 aprile 2011

L'isola di Antimilos, area protetta vicino a Milos

Sorge a una ventina di km da Milos, nota isola delle Cicladi, in Grecia, e il suo nome quasi suggerisce la sua posizione: Antimilos. Anche se questa piccola isoletta talvolta viene chiamata con un altro nome, che richiama sempre l'isola più grande poco distante: Erimomilos, che significa "Milo deserta". E' infatti disabitata questa piccola isoletta di origine vulcanica composta da una massa rocciosa fatta prevalentemente di trachite, una roccia magmatica appunto. L'isola è grande più o meno 8 km quadrati e la sua altezza massima non raggiunge i 700 metri; la costa dell'isola è tutta rocciosa, e c'è solo una piccola spiaggetta di ghiaia nella fascia costiera meridionale. E cosa ospita questa piccola isoletta disabitata per essere dichiarata Riserva Nazionale? Alcune specie di flora e di fauna molto rare. Per quanto riguarda la fauna, sembra che sull'isola viva una specie particolare di capra, chiamata Capra aegagrus pictus, oltre che rare specie di uccelli marini e di lucertole, mentre per quanto riguarda la flora, vi sono piccole specie di piante rare e piccoli arbusti nani, che sono tipici dei terreni molto secchi. Per avere una prima idea di Antimilos, queste sono alcune immagini dell'isoletta.

lunedì 18 aprile 2011

Prea, bellezze naturali e kitesurf

Si trova a più di 300 km da Fortaleza e a una quindicina di km da Jericoacoara, nel nord-est del Brasile. Si chiama Prea, o Preá con l'accento, ed è un luogo che ogni anno raccoglie gli appassionati di kitesurf provenienti da ogni parte del mondo. Infatti, Prea è un posto dove si trova una spiaggia lunga quasi 20 km, che è parte del Parco Nazionale di Jeriacoacoara, e dove soffia un vento particolarmente adatto per il kitesurf; un vento abbastanza costante, che aumenta d'intensità la sera, durante l'alta marea, e che soffia più forte nei mesi che vanno da settembre a dicembre, mentre è più tranquillo negli altri mesi dell'anno. Kitesurf a parte, il paesaggio di Prea è particolarmente suggestivo anche da un punto di vista naturalistico, soprattutto per le sue dune di sabbia bianca che si distendono intorno al villaggio e che nascondono delle lagune di acqua dolce, cristallina e tranquilla, che sembrano dei rifugi d'acqua calma quando fuori sul mare il vento soffia forte. Nonostante il flusso turistico degli appassionati di kitesurf, la maggior parte degli abitanti di Prea vive ancora di pesca e di agricoltura, ma soprattutto di pesca, e conducono uno stile di vita ancora molto tradizionale; ciò che viene pescato a Prea, gamberi, aragoste e pesci di altri tipi, viene poi venduto a Fortaleza o in altre città lì vicino. Per iniziare a gustare, anche solo virtualmente, la spiaggia e il mare di Prea, e quello che si può fare lì con il kitesurf, è possibile vedere questi video.

lunedì 11 aprile 2011

Chan Chan, il più grande insediamento pre-colombiano del Sudamerica

Sembra che sia il più grande insediamento pre-colombiano del Sudamerica, si chiama Chan Chan, ed è situato nella valle del Moche, di fronte all'Oceano Pacifico, a pochi km dalla città di Trujillo, nella regione peruviana de La Libertad, a nord del Perù. Chan Chan fu la sede del Regno di Chimor, conosciuto anche come Impero Chimú. Oggi Chan Chan è un sito archeologico grande circa 20 km quadrati, ma il suo centro è quello composto dai resti di una decina di cittadelle murarie, che costituiscono un'area di circa 6 km quadrati, che comprendevano templi, residenze private e camere mortuarie, tutte costruite tra reticoli di piccoli sentieri e circondate da mura; queste cittadelle si suddividono in 2 categorie: centrali e periferiche; le prime ospitavano le costruzioni più grandi, mentre le seconde spesso ospitavano i cimiteri e i magazzini. Una pianta rettangolare caratterizzava sia ogni singola cittadella, sia ogni singola struttura all'interno di ogni cittadella. Oltre ai resti degli edifici delle cittadelle, che originariamente erano costruiti principalmente con mattoni di argilla essicata, a Chan Chan si possono vedere anche diversi tipi di sculture, raffiguranti pesci, animali e reti per la pesca, e resti degli impianti di irrigazione e dei bacini idrici che furono costruiti durante l'Impero Chimù per permettere l'agricoltura in questa aree. Per iniziare a conoscere meglio le rovine di Chan Chan, si possono vedere queste immagini, mentre qui si possono vedere dei video girati nel sito archeologico.

lunedì 4 aprile 2011

La fortezza di Kale che domina Skopje

Dalla sua posizione secolare domina Skopje e offre a tutti i visitatori un bel punto panoramico sulla capitale della Macedonia. Si chiama Kale, un nome che deriva dal turco, ed è una fortezza che fu costruita dai Bizantini nel 6° secolo d.C.; fortezza che è costituita da una torre principale e da mura di cinta lunghe più di 100 metri, fatte, pare, con blocchi di pietra presi da Skupi, che fu una florida cittadina romana posta a pochi km dalla capitale. Nello stesso luogo in cui ora sorge questa fortezza, pare che furono trovate, in passato, tracce di insediamenti umani che risalgono al Periodo Neolitico e alla prima Età del Bronzo, risalenti cioé a circa 4.000 anni prima della nascita di Cristo. A causa della sua posizione strategica, la fortezza di Kale fu distrutta e ricostruita diverse volte, e vi fu anche, nel 1963, un terremoto che la danneggiò seriamente, dopo il quale essa fu ulteriormente restaurata. Oggi la fortezza continua a svettare dalla sua maestosa posizione sopra il fiume Vardar, e d'estate è utilizzata per fare degli spettacoli teatrali, quando il suo ambiente è reso ancora più suggestivo dall'illuminazione notturna. Per chi ancora non conoscesse la fortezza di Kale, qui si possono vedere alcune sue immagini, mentre qui si può vedere un video girato lì.

lunedì 28 marzo 2011

Le Beanka Forests, la casa di specie animali ancora sconosciute al mondo esterno

Si chiamano Beanka Forests, si trovano in Madagascar, e sono delle foreste molto secche con un raro paesaggio naturale costituito da un alternarsi curioso di alberi giganteschi con bizzarre formazioni calcaree che assomigliano a delle guglie, che i locali chiamano "tsingy". Queste foreste purtroppo sono solo l'ultima, residuale parte di foreste ben più ampie, che però ormai sono andate quasi tutte perdute; secondo alcuni dati del WWF, quello che resta delle Beanka Forests è solo il 3% di quello che c'era originariamente. Ciò che rende ancora più triste questo fatto è che questi luoghi sono la casa di molte specie animali, soprattutto uccelli, che i locali conoscono ovviamente da tempo, ma che gli scienziati e gli studiosi solo recentemente sembrano scoprire, e quindi di fatto, agli occhi della scienza e del mondo intero, queste si rivelano come delle nuove specie animali, di cui prima si ignorava l'esistenza. Questo fatto è un ulteriore prova della preziosità delle Beanka Forests come culla di una biodiversità ricchissima, ancora da esplorare. Recentemente è stata individuata una specie di uccello, ora chiamata Mentocrex beankaensis, che gli studi congiunti del Chicago's The Field Museum con la University of Antananarivo in Madagascar hanno dimostrato trattarsi di una nuova specie non ancora classificata; a questo risultato si è giunti grazie a uno studio delle conformazioni fisiche dell'uccello, del suo piumaggio e del suo DNA. Il Mentocrex beankaensis sembra solo una delle nuove specie che sono state scoperte in seguito ad alcune ricerche condotte dal 2009, e che sono in attesa di una loro definizione scientifica. Per questo diventa ancora più urgente conservare quel che rimane delle Beanka Forests, che ora sono in mano al BCM, Biodiversity Conservation Madagascar, un centro che deve lottare contro le minacce del disboscamento e della caccia illegale, e che vuole farlo insieme alla popolazione locale, che più di tutti è consapevole dell'importanza di salvaguardare queste foreste. Qui e qui si possono trovare, in inglese, ulteriori informazioni sulla nuova specie di uccello Mentocrex beankaensis e sulle Beanka Forests.

lunedì 21 marzo 2011

I nomadi della Siria, i Beduini e gli Shawaya

Nelle regioni più interne della Siria vivono delle comunità di nomadi che si possono dividere in due macro-gruppi principali: uno è quello degli Shawaya, l'altro è quello dei Bedu, i Beduini. Gli Shawaya vivono principalmente vicino ai grandi fiumi che scorrono in Siria, come l'Eufrate, il Tigri, il Khabour e l'Oronte, e discendono dai contadini e dai pastori che hanno vissuto per secoli queste regioni. I Beduini invece vivono viaggiando nei deserti che attraversano Siria, Giordania e penisola arabica. Ed è proprio da questa penisola che pare essi, essenzialmente pastori di cammelli, siano arrivati circa 400 anni fa, e ancora oggi i capi delle tribù nomadi di Beduini mantengono forti legami con l'Arabia Saudita, da cui anche pare che ricevano ogni anno dei finanziamenti che vanno sotto il nome di sharha. I Beduini conciliano appartenenza allo stato siriano con un proprio sistema di leggi, cui spesso essi ricorrono per risolvere i casi di conflitto tra membri della tribù; a queste leggi, applicate da un giudice membro della comunità, spesso una persona anziana e rispettata, sono soggetti anche i capi-tribù. Per tutti i nomadi della Siria non è facile perpetrare oggi il loro stile di vita, basato su valori quali l'indipendenza, la generosità e l'onore; crisi economica e siccità spingono molti di loro a spostarsi nelle grandi città della Siria o del Golfo Arabico, con il rischio molto concreto di tagliare i legami con le loro radici e di perdere il loro stile di vita nomade e libero. Questo, nonostante gli sforzi del governo siriano, che ha adottato misure concrete per aiutare questi nomadi a rimanere nel deserto a condurre la loro vita di sempre, per esempio dando loro dei sussidi e fornendo loro delle scuole mobili, per permettere cosi ai loro bambini di frequentare la scuola anche durante i periodi di migrazione in cui le tribù si spostano in cerca di terre da pascolo. Da questa pagina, quasi tutta in inglese, è possibile partire per approfondire la propria conoscenza dei nomadi di Siria.

lunedì 14 marzo 2011

Zotter, il cioccolato fair trade che esalta differenze e creatività

Si chiama Zotter Schokoladen Manufaktur ed è una fabbrica di cioccolato, ma un po' particolare. Il cacao grezzo che arriva in questa fabbrica, arriva da produttori di vari paesi, come Panama, Costa Rica, Nicaragua, Peru, Bolivia, Ecuador, Brasile e Repubblica Dominicana, che sono tutti certificati come produttori biologici e fair trade; nello stabilimento di Zotter si seguono tutte le fasi del processo che porta dai chicchi di cacao grezzo alle barre di cioccolato; la lavorazione del cacao proveniente dai vari paesi è diversa, e questo permette al prodotto finale, il cioccolato, di conservare le differenze di sapore contenute nei diversi tipi di cacao che vengono dai diversi paesi; alla Zotter Schokoladen Manufaktur vengono prodotti cioccolati in cui, al gusto classico del cacao, vengono aggiunti anche aromi particolari, come quello di fragola, banana, e tanti altri ancora, che si possono scoprire nel negozio online della fabbrica; nella fabbrica di cioccolato Zotter infine c'è un designer Andreas H. Gratze, che con la varietà delle sue creazioni artistiche e le sue forme di packaging innovative, rispecchia la varietà dei sapori e degli ingredienti contenuti nelle creazioni di cioccolato Zotter. Chi ha fondato questa curiosa fabbrica di cioccolato che risiede a Bergl, in Austria, vicino a Riegelsburg? Un personaggio che si chiama Josef Zotter, che si può vedere qui in una foto un po' particolare. Per chi volesse conoscere meglio la Zotter Schokoladen Manufaktur, e magari assaggiare qualcuno dei suoi cioccolati, questo è il suo sito, anche se forse la cosa migliore è andare di persona a visitare questa realtà, anche perché, oltre a poter degustare in loco il cioccolato lì prodotto, è anche possibile fare delle visite guidate che sono dei veri e propri viaggi nel mondo del cioccolato, dal Cocoa Cinema, con film sui produttori di cacao nell'America Latina, al Chocolate Factory, per vedere più da vicino come nasce il cioccolato.

lunedì 7 marzo 2011

Un racconto fotografico dalla Mongolia sud-orientale

Questo post è stato gentilmente offerto da Massimo e Elena, che raccontano con le loro foto alcuni momenti del loro viaggio in Mongolia sud-orientale. Cliccando sui link si potranno vedere le foto relative.
"Fermarsi in mezzo alla steppa mongola è stata un'avventura affascinante. Dai prati emergeva qualche gher (la tipica tenda dei nomadi), e qualche bambino curioso è venuto verso di noi per scrutarci da vicino e ci ha sorriso con una spontaneità disarmante. Un'anziana donna si è avvicinata con una teiera fumante di thè con latte di yak, e con la sua gentilezza spontanea e disinteressata: ce la ricorderemo sempre con il suo abito blu brillante stretto da una fusciacca arancione. Così come ricorderemo il mandriano, apparentemente chiuso e un pò spinoso, dopo aver cavalcato con noi per ore nel verde delle prateria affianco al fiume Kerlen a Gun Galuut, ha infine sprigionato un grande sorriso, invitandoci a casa sua per condividere biscotti e yogurt. Fumando silenzioso una sigaretta, un raggio di luce è entrato nella gher illuminandolo nel viso e nei nostri ricordi. Sarà la magia di quegli orizzonti sconfinati, la purezza dell'aria, l'immenso silenzio rotto dall'urlo dei bambini che cavalcano al galoppo, e forse anche qualcos altro: la sacralità della vita del popolo nomade ci ha affascinato, riportandoci a una purezza di riti dimenticata... Quanto sarebbe importante, ad ogni alba e ogni tramonto, ringraziare il Dio Tengri, per quello di buono che ci ha donato ogni giorno!"
Per chi fosse interessato a vedere le altre foto del viaggio di Elena e Massimo, qui è possibile vedere l'intero album fotografico, mentre qui è possibile trovare il loro libro con tutte le foto e i commenti sul viaggio.

lunedì 28 febbraio 2011

Le grotte del Kelly Hill Conservation Park

Sull'isola di Kangaroo, in Australia, esiste un posto sotterraneo che nasconde uno spettacolo naturale fatto di grotte, piscine naturali e formazioni calcaree di varia misura e di varia forma. Sono le grotte del Kelly Hill Conservation Park, che è possibile visitare con uno dei molti tour guidati che i gestori del parco offrono ai turisti. Si tratta di un sistema sotteraneo di grotte e cave in cui si possono ammirare diverse forme di stalagmiti, stalattiti e elittiti, che contribuiscono a rendere affascinante questo posto fatto tutto di roccia calcarea e, talvolta, di acqua. Queste cave furono scoperte alla fine del XIX secolo, e pare che inizialmente qui sotto furono scoperti anche numerosi resti di animali antichi che vivevano nella zona. All'interno del Kelly Hill Conservation Park, oltre al viaggio sotterraneo nelle cave, è anche possibile godersi un po' di aria aperta e di natura facendo uno dei percorsi che si snodano all'interno del parco e che si possono fare a piedi, in mezzo a una natura suggestiva e rilassante. Per chi volesse visitare le grotte di questo parco di Kangaroo Island, su questo sito, in inglese, si possono reperire informazioni utili, mentre qui si possono vedere dei video girati all'interno delle grotte.